Testo di Nicola Monetti su EX ANTE, la serie di mostre presentate da "Casa degli Artisti Milano" nella Villa Venier Contarini di Mira (VE)
Quando si entra in una villa veneta si hanno delle aspettative in
base a quello che si conosce di queste abitazioni. Ci si immagina di
vedere delle belle stanze, delle forme architettoniche pregevoli, le
barchesse, gli affreschi, un giardino o un parco nel quale i patrizi
veneziano si godevano il tempo dell'ozio estivo, lontani dalla
laguna.
Tutto questo descrive perfettamente un prototipo di villa veneta, che
riporta il visitatore ad un tempo passato, facendogli gustare la
cultura della Serenissima.
Ma a villa Venier-Contarini, si è creato un cortocircuito artistico
tra il passato e il presente. Nell'oratorio settecentesco l'arte
contemporanea ha trovato un suo luogo espositivo d'eccezione, che la
porta a relazionare al passato in maniera delicata ma incisiva.
Lo spazio sacro dell'oratorio acquisisce un valore ulteriore: non è
più solamente una testimonianza del passato, di ciò che la famiglia
Venier-Contarini ha costruito, ma diventa un luogo vivo per ciò che
sta succedendo "qui ed ora" nel panorama artistico; una
funzione nuova per uno spazio antico.
Questo
argomento è centrale per i membri della "Casa degli Artisti"
di Milano, che hanno esposto le loro opere nell'ex chiesetta della
villa. Si possono prendere a modello due opere: Display
di Claudio Citterio (opera del 2011, ripresentata qui in
Mira) e Il
sogno della ragione di Diego Morandini
(opera del 2014, esposta in Stratigrafia).
La
prima opera è una striscia di materiale plastico che percorre la
navata centrale a un'altezza di un paio di metri, dividendo lo spazio
tra il visitatore e il soffitto dell'oratorio. Si viene a creare uno
schermo che
filtra la luce delle vetrate che ricrea aloni di colore magenta
sull'opera. La luce non è più solamente illuminazione, ma parte
integrante del lavoro dell'artista; essa passa da una funzione
passiva a una attiva. Display
lavora su due piani spaziali: l'orizzontale dovuto all' occupazione
fisica del materiale che va dall'antica porta d'ingresso all'altare,
ma anche quello verticale, poichè l'opera coinvolge l'illuminazione
naturale che entra dalle finestre del soffitto, la filtra per poi
restituirla allo spettatore.
Il
sogno della ragione di Morandini opera
sulle stesse coordinate spaziali: anche quest'opera segue
longitudinalmente lo sviluppo della piccola navata, ma allo stesso
tempo occupa fisicamente lo spazio verticale poichè è costituita da
quattro teli in tessuto semitrasparente appesi a due metri d'altezza
e dipinti ad olio, che dal titolo riprendono la celebre acquaforte di
Goya.
La
collocazione di questi lavori nell'oratorio diventa particolarmente
significativa. La chiesa è lo spazio nel quale si manifesta il
divino, la presenza di Dio, e in questo contesto i piani di lavoro
delle opere possono quindi comunicare un concetto ulteriore. Il piano
umano, l'orizzontalità, la parte terrena dell'uomo è contrapposta
alla ricerca della verticalità, la parte che si volge al
soprannaturale, al divino. Questa tendenza alla ricerca spirituale si
ritrova in altre opere esposte. Variazione
sulle ali di Nicole Bacchiega (opera del
2014 esposta in Stratigrafia)
è una silouhette di ali sovrapposte e dorate collocate sull'abside
dietro all'altare, a tre metri da terra. Le ali richiamano
immediatamente gli angeli, emanazione del divino, ma al contempo il
colore dorato dell'opera riporta alla mente i catini absidali delle
chiese bizantine, che avevano proprio nell'abside il punto centrale
dove si raffigurava il Cristo. Un richiamo storico vago, che però si
associa all'opera di Morandini esposta anch'essa nell'abside, in
Ex Ante: è un'ombra nella quale si
distinguono le fattezze di un viso, che - come dice lo stesso artista
- potrebbe essere il "pancreatore". L'oratorio ritorna alla
funzione che negli anni gli è stata espropriata: è il luogo dove si
ha la possibilitià di mettere in contatto il visitatore con Dio, di
iniziare una ricerca spirituale.
Se
queste opere possono essere considerate solamente indizi che
delineano una tendenza spirituale, il riferimendo esplicito alla Fede
è presente in due lavori di Morandini, da considerare due facce
della stessa medaglia. Esodo
(opera orale del 2012 presente in Stratigrafia)
e la Bibbia (opera esposta in Ex
Ante) alla
quale l'artista ha corretto una sola parola. Entrambe riflettono su
un versetto dell'Esodo (capitolo 20, versetto 4) considerato la
prescrizione dell'iconoclastia, che nella versione di Morandini
diventa un inno alla libertà dell'artista, un modo per affiancarsi a
Dio nell'attività che egli ha compiuto prima di tutte: il creare.
Il
tema del creare si riflette in altre opere: Domenico Laterza ha messo
una pila di monete posizionate instabilmente sul vuoto di
un'acquasantiera all'entrata dell'oratorio, quasi come fosse una
piccola torre di Babele che l'artista offre prima di entrare. Non è
una sfida a Dio, per evidenziare la superbia dell'uomo, ma un'offerta
che egli gli fa. Altre accumulazioni
si ritrovano nelle due piccole navate laterali, sempre di Laterza,
che si possono interpretare ancora come creazioni libere di monumenti
destinati a decorare l'ambiente dello spazio sacro, anche se composti
da materiale di consumo quali i volantini pubblicitari. Il lavoro
manuale è il punto centrale dell'opera di Gianluca Zonca, cioè una
riproduzione in vetro del più antico strumento che l'uomo abbia mai
creato, collocata in una nicchia accanto all'altare durante la mostra
Ex Ante.
L'uomo tramite lo strumento crea melodie e musica, che sono elementi
immateriali che fanno da contraltare all'offerta in denaro dell'opera
precedente.
La proposta della "Casa degli artisti" di Milano ha
tentato di inserirsi nell'ambiente dell'oratorio in maniera
ponderata, senza alterare l'equilibrio del luogo, ma lavorando sulla
sua funzione e sul suo significato pre-esistente. In questo modo le
opere esposte si sono integrate perfettamente, trovando un equilibrio
stabile, che porta lo spettatore ad andare in profondità rispetto a
ciò che vede, toccando anche la parte più profonda e spirituale di
ognuno. La sensazione di stupore che nasce quando si trova di fronte
opere contemporanee in un contesto settecentesco viene mitigata
dall'integrazione che lo spazio artistico crea, senza toni dissonanti
tra passato e presente. Non è un risultato semplice da raggiungere,
anche perchè spesso la relazione tra opera e ambiente è difficile
da semplificare e da rendere chiara a chi poi la fruisce. Si nota
quindi un punto di vista personale e originale dell'arte legato
all'ambiente in cui viene esposta, forse complesso da decifrare, ma
sicuramente non banale, anche perchè "se il mondo fosse chiaro,
l'arte non esisterebbe" (Albert Camus).